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Bellezza naturale - L'immaginazione è la reale essenza della vita umana

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Bellezza | Divino | Natura | Spirito

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Indice
Bellezza naturale
L'arte che inizia dall'infinito
Un ordine comune di memoria
Nella nostra epoca non concepiamo la bellezza
La luce del corpo è l'occhio
La trasformazione di coscienza
La transizione dalla divinità all'arte
L'immaginazione è la reale essenza della vita umana
Il primo principio di questa epoca è la realtà materiale
Il colore di cui faccio esperienza è a Quarr
Tutte le pagine

L'immaginazione è la reale essenza della vita umana

shiva_PH41_l_nwL'immaginazione è la reale essenza della vita umana, il principio di unità in noi, il principio dal quale possiamo percepire, valutare ed imitare l'ordine oltre la nostra razionale comprensione. Essa è inoltre la sola facoltà con il potere di attraversare lo spazio che crediamo vuoto tra oggetto e soggetto e di vedere, con estrema chiarezza, la realtà o la forma essenziale. La ragione non può. Per sua natura essa è addossata al finito ed al materiale, ma l'Immaginazione, non avendo limitazione alcuna, lo può. Essa può infatti percepire l'infinito in ogni cosa ed in quel momento di scoperta fare entrare un'altra mente oltre la mente del nostro ego personale.

Perciò nessuna sorpresa che le arti fioriscano o decadano in sintonia all'adeguamento della nostra idea di trascendente. Fioriscono in quelle culture o individui che possiedono, comunque inconsciamente,  un senso di luminoso, svaniscono in quelle che hanno perso il potere di vedere la realtà dello spirito. Come la nostra cultura. Per la separazione dell'anima dal corpo e dal mondo  non vi è in noi alcun disastro o degenerazione, ma una frattura che attraversa la nostra mente come una faglia geologica. Non vi é niente di equivoco su questo fatto. Questa faglia è una screpolatura della mente che corre profonda sino al cuore della materia. Spirito e corpo non possono essere divisi, la loro mutualità, la loro unità è inevitabile. La creazione, ogni creazione non è la liberazione dello spirito dalla carne o dalla materia, è invece il loro matrimonio, la loro unione, la loro riconciliazione in armonia. Nessuna meraviglia che  H. Bergson  comparasse l'amore di Dio per la sua creazione all'amore per la creazione che muove l'anima dell'artista. Questa è la mia conclusione -scrisse- alla quale i filosofi che accettano l'esperienza mistica devono pervenire: l'intera  creazione vuole apparire a lui come un vasto lavoro di Dio per la creazione di creatori, per la possessione di esseri collaboranti con Lui e pieni del suo Amore.

In ogni civiltà, l'artista (l'artista che è in ognuno di noi) ha dato autentica testimonianza della mente del Creatore del quale egli o ella è il suo rappresentante sulla terra.
In questo l'arte agisce come metafora e preparazione per la più grande tra tutte le arti, l'arte di dare forma e significato all'esistenza. Facendo uso della materia in un modo santo ed integro, lavorando amorevolmente e mangiando gioiosamente, l'artista in noi la consacra e schiude la luce del mistero. Nella Cabala: noi causiamo l'ascensione a volare.

Quando noi vediamo che l'immaginazione creativa è presente, noi viviamo nella conoscenza che la nostra vera esistenza resta l'immediata causa di ogni momento in cui viviamo dentro Dio, allora la materia può essere ispirata (dal latino in spire, respirare in ) ed allora la ciotola del vasaio, i colori del pittore, il legno del carpentiere possono essere spiritualizzati, resi sacri, una grazia ricadente solo su coloro che hanno trovato libertà dall'autoattaccamento.
chiostro-visto-dalla_nwTuttavia  tutte le cose sulla terra, anche gli incompleti lavori della mente umana possono facilmente divenire tentazione. Anche il minerale, di cui la contemplazione può darci, attraverso l'intuizione dell'immaginazione cosmica, una esperienza vivente di non dualità, une esperienza vivente che va profonda sotto le radici, il respiro ed il ritmo della vita, può essere ridotto ad un oggetto di interesse intellettuale o possesso, un oggetto dei cui significati noi possiamo sentirci magnificati.

Da quel momento noi diveniamo incantati alla materia, annodati al tempo, vittime di un attaccamento all'impermanenza che è l'obiettivo buddista della rinuncia o rimozione. Così facilmente cadiamo ed i nostri lavori denigrano non solo la vita ma anche la nostra propria anima.
Ciò sembra portarci naturalmente alla nostra propria epoca, l'età del materialismo e del suo nadir al quale siamo arrivati.

 



Ultimo aggiornamento Sabato 12 Febbraio 2011 12:30  

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