La Fisiognomica

Domenica 20 Settembre 2009 17:46
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carattere | fisiognomica | viso

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"Pensate che tra l'anima e il corpo, tra l'interno e l'esterno di una persona ha luogo una precisa concordanza?"

La Fisiognomica

Si dice comunemente, e credo ciecamente, che il VOLTO e gli OCCHI, in special modo, sono lo specchio dell'anima.

Ma...in realtà....cos'è la FISIOGNOMICA? E' la scienza per imparare a conoscere il carattere dell'uomo, ricavandolo dalla più minuziosa comprensione del suo aspetto esteriore, quindi della sua fisionomia. E' una scienza antichissima. Aristotele, che diede il nome a questa disciplina, affermava che era possibile giudicare un uomo dalla sua struttura fisica ; ma anche Plinio, Seneca, Cicerone, Quintiliano, Campanella...sino ad arrivare a Darwin...ebbero modo di esprimere serie valutazioni sul tema. Dunque, è evidente che sino all'antichità le stravaganze morfologiche hanno sempre incuriosito filosofi, naturalisti, pensatori e scienziati.

Lo spirito di osservazione...è l'animo della fisiognomica.


Un po’ di Storia

Giovanni Battista Dalla Porta scriveva nella sua opera che la Fisionomia (così si diceva la Fisiognomica) era nata come espressione dei principi naturali e che i suoi studi non erano altro che la prosecuzione delle ricerche sei saggi che lo avevano preceduto nei secoli.porta-bull

I filosofi greci erano incuriositi dalle varietà dei volti umani e dei relativi caratteri. Il viso come specchio dell’anima. E spesso apparentavano i caratteri umani alle specie animali: c’erano l’uomo leonino, quello volpino, quello rapace.

Chi ha il naso di coniglio vorrà dire che è codardo; chi ce l’ha d’aquila sarà d’animo grande; chi camuso è lussurioso come i cervi; chi ha il labbro superiore che sporge su quello inferiore è stupido come gli asini; chi ha le gengive sporgenti è litigioso come i cani…e così via.

Troviamo queste similitudini elencate nel testo straordinario intitolato Fisiognomica, opera dagli antichi attribuita ad Aristotele in persona, dai moderni invece ritenuta di mano di qualche suo allievo. Fronti alte e basse, complessioni grossolane o esili, occhi piccoli o sgranati, labbra sottili o tumide, corpi gentili e ben proporzionati oppure tozzi e sgraziati: tutto partecipa di un vero e proprio sistema in cui, alla maniera greca, ciò che è bello è anche buono e ciò che è brutto è anche cattivo. E non si tratta di pregiudizi o di sciocchi paragoni.

Alcuni ricercatori (a partire da Adamanzio per arrivare al grande Giordano Bruno), hanno notato singolari rassomiglianze fra alcuni volti umani e quelli degli animali. Mentre altri (come i medici cinesi dell’antichità) hanno cercato di leggere nel volto il grado di salute dell’individuo, vedendo nel viso uno specchio energetico dei vari organi del corpo umano e delle sue funzioni. Similmente, in tempi più recenti (ma rifacendosi comunque a studi medioevali), in Europa sono state individuate alcune tipologie che individuano caratteristiche psicosomatiche (celebre in tal senso il trattato del medico francese Léon Vannier).porta-dog

Questi primi antropologi della nostra civiltà avevano un criterio: “a un determinato corpo è connesso un determinato comportamento“.

La fisiognomica richiede pazienza e precisione; non la si può penetrare con un atteggiamento sbrigativo e frettoloso, leggendo un semplice manualetto — richiede anni di studio, di osservazione, e una capacità di analisi il più possibile globale.

L'interesse per questa disciplina, o ars, che si propone di utilizzare i caratteri propri del singolo corpo umano come signatura di qualità psichiche e morali corrispondenti, era presente già in epoca antica e rifiorisce in modo significativo nel mondo latino medievale a partire dal sec. XIII.
Nelle classificazioni filosofiche precedenti (come quella di Ugo da San Vittore, sec. XII) non vi è alcun accenno al nuovo sapere, sebbene proprio a questa altezza cronologica se ne siano gettale le basi, come risulta dalle elaborazioni della teoria dei temperamenti messe a punto dalla profetessa Ildegarda di Bingen e dallo chartriano Guglielmo di Conches. A Costantino Africano si deve il 'presupposto filosofico' su cui si fonda la tradizione fisiognomica latina, che si presenta allo studioso come un insieme articolato e complesso di dottrine di varia origine e provenienza: come il corpo segue l'anima nello svolgimento delle sue operazioni, così le facoltà dell'anima seguono le differenti complessioni corporee.
porta-lionn questa direzione si sono mossi gli autori del XIII secolo, che, sulla scorta della Physiognomonia, anonimo compendio dell'antico sapere fisiognomico latino già difuso nei codici del XII secolo, e con il fondamentale contriuto delle classificazioni delle scienze offerte dagli arabi Razi e Avicenna e della medicina galenica rielaborata dalla scuola salerniatan, hanno messo a punto i nuovi sviluppi della disciplina.
Nel corso del Duecento, infatti, si comincia a discutere in modo più sistematico sullo stuto epistemologico, l'oggetto, i principi, i metodi e i fini della fisiognomica. E' proprio in questo periodo, infatti, che si costituisce un canone di testi che saranno la base dell'insegnamento e della ricerca; tra questi, si ricordano la sezione fisiognomica del Liber ad Almansorem di Razi, che è letta sotto il titolo di Physionomia; il De physiognomonia Libellus sopra citato; il Secretum secretorum pseudoaristotelico. I primi autori a dedicarsi a questa disciplina sono Michele Scoto, che scrisse un Liber Phisionomie, Alberto Magno, Ruggero Bacone e, alla fine del secolo, Pietro d'Abano e Giovanni di Jandun. Il loro principale interesse fu quello di attribuire alla fisiognomica lo statuto epistemologico di scienza, liberandola dai rapporti sospetti che la legavano alle altre artes divinatorie, compromesse con il pericoloso ambito della magia, in primis l'astrologia, che poneva la questione del rapporto tra la causalità naturale terrestre e quella celeste. Per evitare tali dannose implicazioni, i medievali accostarono sempre più tale disciplina alla medicina e particolarmente allo studio anatomico delle parti del corpo umano, condannando esplicitamente in taluni casi anche il ricorso ad un metodo consolidato in età classica, ovvero l'analogia tra i 'tipi' umani e le specie animali, che rimaneva confinato ai bestiari moralizzati, pur così diffusi nel medioevo.
Si procedette così alla progressiva assimilazione di materiali di provenienza eterogenea all'interno di un contesto disciplinare che si andò istituzionalizzando proprio in quegli anni, il cui insegnamento finì per coincidere, all'interno dell'università, con la lettura di un testo posto sotto l'autorità di Aristotele, la Physionomia, pseudoepigrafa, ma composta in ambiente peripatetico. Un interessante esempio dell'approccio scolastico alla fisiognomica è rappresentato dalle lectiones del testo pseudoaristotelico (che circolava insieme alla autentiche opere di filosofia naturale dello Stagirita) prodotte da Guglielmo di Spagna, recentemente identificato con Guglielmo di Aragona.
ildegard_nwGià nel Trecento, infatti, la fisiognomica era riconosciuta legittimamente come una sezione della filosofia, quindi insegnata alla facoltà di arti, e il testo dello ps. Aristotele, giudicato parte integrante del corpus delle opere dello Stagirita, entrò a far parte di detto curriculum. In stretta correlazione con l'ambito teorico ed epistemologico della filosofia naturale e con la medicina da un lato, e fortemente implicata con la filosofia pratica e con la politica dall'altro, in virtù della sua funzione di 'guida' alla conoscenza e controllo delle passioni umane, la fisiognomica si rivelò doppiamente interessante per i medievali, che ritennero degne di attenzione le raccolte e i compendi anche fuori dall'ambito universitario, presso le corti e la curia papale, che furono utilizzate dai governanti per selezionale persone degne di fiducia per i ruoli più importanti.
Da scienza del corpo, che utilizza i sensi, la potenza intuitiva, rivolta all'osservazione diretta dei corpi vivi, la fisiognomica diventa così scienza del libro, fondata sulla lettura e sul commento della Physionomia, con il contributo delle auctoritates. Si perde così progressivamente l'adesione alla concretezza dell'esperienza, in favore di una sempre più disciplinata scienza che trova la sua raion d'essere nella sua utilitas per i governanti e la sua collocazione ideale all'interno di uno spazio teorico sempre più ristretto, fra medicina, psicologia e biologia, all'interno dell'ordine aristotelico delle scienze.

 


Il Volto

Il nostro volto è la parte del corpo forse più imbarazzante, perché possiamo vederlo solo riflesso in uno specchio, mai direttamente. È qualcosa che, in genere, vedono gli altri, non noi. E questo ci causa un certo comprensibile disagio...

visologiaIl nostro volto contiene un centinaio di muscoli che quotidianamente utilizziamo, contraendoli e rilasciandoli in continuazione. A ogni stimolo forte che ci colpisce in maniera sensibile, i muscoli si contraggono; se lo stimolo è tenue e piacevole, i muscoli si distendono.

Ognuno di noi ha un suo modo particolare di reagire davanti alle sollecitazioni della vita, alle gioie, ai dolori, alle delusioni, alle sconfitte, alle vittorie e alle nostre stesse pulsioni interne. Il nostro viso diventa in tal modo, con il trascorrere degli anni, il risultato di una accumulazione del nostro vissuto quotidiano. Si dice che da bambini il nostro volto è opera di Madre Natura, mentre con l’avanzare degli anni — soprattutto dopo i quaranta — il volto diventa una nostra personale, sia pur involontaria, creazione.

La bocca, gli occhi, il naso, le orecchie e ogni nostra ruga ci smascherano, mettono a nudo ciò che realmente siamo.

La fisiognomica studia dunque i dati caratteriali di una persona attraverso l’aspetto fisico, ed in particolare i tratti del viso. Ogni parte del volto ci svela qualcosa, ma bisogna saper osservare con attenzione. Partiamo dai capelli.

fisiognomica_nwCAPELLI: Indicano la nostra capacità di resistenza alla fatica e alle emozioni. Se abbiamo capelli grossi, consistenti, probabilmente siamo persone dotate di forza di volontà e abbastanza forti emotivamente. Al contrario, avere capelli piuttosto fragili denota una forte sensibilità, ed anche poca resistenza allo stress.

La FRONTE indica invece quanto siamo intelligenti e aperti alla vita. Una fronte con attaccatura alta e piuttosto tonda appartiene ad una persona molto socievole, che ci tiene all’amicizia. In genere chi tende a sognare ad occhi aperti ha una fronte bombata. Avere una fronte piatta è tipica di chi è molto pratico e materialista. Una fronte sfuggente denota grandi ambizioni e una certa impulsività. Avete una fronte larga alla base ma stretta in alto? Può significare che siete persone geniali e molto capaci.

Le SOPRACIGLIA stanno ad indicare le caratteristiche del temperamento. Se abbiamo sopracciglia che formano un piccolo ponte in mezzo alla fronte allora probabilmente siamo persone possessive nei confronti di chi amiamo e manifestiamo spesso la nostra gelosia.  Le sopracciglia arcuate svelano un temperamento passionale, che si entusiasma subito per quello che fa. Se le sopracciglia sono distanziate tra loro e dritte vuol dire che siamo persone molto sensibili e attente agli altri.

E veniamo agli OCCHI, da sempre considerati “lo specchio dell’anima”, poiché esprimono le emozioni che proviamo. Difficilmente gli occhi possono mentire. Chi ha gli occhi grandi è di sicuro più estroverso di chi li ha piccoli. Chi ha uno sguardo sfuggente che non si fissa mai in un punto denota una personalità poco incline ad assumersi impegni e responsabilità. Chi ha uno sguardo penetrante e fermo quasi sicuramente è una persona sicura e determinata.

fisiognomica2E chi ha gli occhi rivolti all’insù, come quelli di un gatto? Tipici di una persona molto decisa ma nello stesso tempo opportunista. Occhi diversi uno dall’altro sono tipici di chi riesce a trovare soluzioni originali e vedere la realtà da diversi punti di vista. Avere occhi vicini significa possedere un carattere insicuro e dipendente dagli altri, dal giudizio della famiglia, che in genere si appoggia a chi è più forte per lasciarsi proteggere.

Occhi distanti denotano una persona equilibrata e aperta, piuttosto tollerante con tutti. Occhi molto lontani? Forse siamo un po’ ribelli, e ci teniamo troppo alla nostra libertà e indipendenza. Anche il colore degli occhi può avere un preciso significato.

COLORE DEGLI OCCHI: Occhi di colore verde: indicano una persona creativa e fantasiosa; occhi azzurri: appartengono di solito a persone superficiali che non amano le relazioni troppo impegnative; occhi grigi: forse tipici di una persona troppo razionale; occhi neri: è raro trovarli, ma in genere denotano una grande passionalità, per cui se abbiamo una relazione con una persona con occhi di questo colore prepariamoci ad una grande passione; occhi blu: esprimono una dolcezza molto rara; occhi marroni: in base alle sfumature, possono appartenere a persone fredde o generose nei sentimenti.


 

La Bocca

boccaPrendiamo la bocca, per esempio: si tratta di una parte del volto particolarmente importante, poiché attraverso di essa noi comunichiamo con gli altri per mezzo del linguaggio verbale: esprimiamo i nostri pensieri e talvolta addirittura, raramente, esterniamo le nostre emozioni. E tuttavia, se attraverso le parole possiamo mentire, la bocca in sé rivela la nostra vera natura. I muscoli della bocca sono quelli maggiormente in attività nel nostro volto, e mentre parliamo la bocca prende la forma delle parole che pronunciamo. Se ci alleniamo a osservare i volti (il nostro e quello degli altri), possiamo ricevere una quantità impressionante di indizi e fare scoperte molto interessanti.

La complessità di un volto (e per converso di un carattere) non può certo stare nella combinazione dei quattro umori elementari, che la tipizzazione antica poneva ad atomi della vita interiore dell'uomo. L'uomo è un fascio di complessità, un insieme di forze che si scontrano e si armonizzano, in tensione o rilassamento, è una polarità irrisolta e irrisolvibile che va colta nella sua complessità, pena lo scadimento nel riduzionismo. Nell'uomo vive, ed è questo il principio cardine cui un’autentica fisiognomica si ispira, una tensione tra esterno e interno, e l'osservazione dell'uomo può dire molto di più sul suo carattere e sulla sua individualità di quanto egli stesso intende far trasparire dai suoi atti, dalle sue parole o dalle sue produzioni in genere.

LA BOCCA Quante promesse, quanti giuramenti, quanti inganni, quante preghiere

sfiorando appena le labbra sono state dette, quanta storia dietro ad esse.

E le parole possono essere anche dolci e mielate, ma è la bocca quella che conta:

è il vero specchio di ciò che si dice, e "a buon intenditor... ".

LA FORMA

bocca1Grande
Temperamento generoso, ardente, vitale e sensuale.

 

bocca2Piccola
Indica debolezza, passività e tendenza all'egocentrismo.

 

bocca3Aperta
Rivela una natura semplice, ingenua ed influenzabile.

 

bocca4Socchiusa
Indizio di apertura verso gli altri e di vivi interessi.

 

bocca5Ridente
Disponibilità al calore umano e all'amicizia.

 

LE LABBRA

bocca6Carnose
Indicano una natura aperta, leale, versatile e tendente ai piaceri materiali.

 

bocca7Poco carnose
Tendenza al raziocinio, all'autocontrollo e talvolta al cerebralismo.

 

bocca8Sottili e bocca larga
Grande desiderio di affermazione per il raggiungimento delle proprie mete.

 

bocca9Sottili e bocca socchiusa
Ambiguità e inaffidabilità non disgiunte dalla capacità di mascherare la propria natura.

 

bocca10Tirate in dentro
Rivela una personalità dal temperamento introverso, insicuro e piuttosto pauroso.

 

bocca11Labbro superiore sporgente
Indizio di tolleranza e comprensione verso gli altri, di ricchezza interiore e di coerenza.

 

bocca12Labbro inferiore sporgente
Manifesta un soggetto spesso intollerante, tendente alla furbizia e alla poca lealtà.

 

bocca13Labbro superiore ben marcato, a cuore
Ad un buon equilibrio psicofisico, fa riscontro una vita sentimentale vivace, talvolta anche troppo.

 

bocca14Labbro inferiore in dentro
Significa incertezza, insicurezza delle proprie capacità, difficoltà ad inserirsi e a comunicare.

 

bocca15Labbro inferiore corto e poco sviluppato
Indica fragilità interiore, debolezza ed indecisione.

 

GLI ANGOLI

Ibocca16n su
Denotano simpatia, ottimismo, coraggio e tendenza alle imprudenze.

 

bocca17In giù
Natura pessimista, incerta, eternamente scontenta e priva di slanci autentici.

 

bocca18Molto in su
È indizio di superficialità, volubilità, tendenza all'esibizione e amore per gli eccessi.

 

bocca19Molto in giù
Rivelano un soggetto amareggiato a tal punto, da non riuscire ad apprezzare più nulla.

 

bocca20Un solo angolo a salire
Indica una natura decisamente eccentrica e mutevole, vitale ma anche altalenante nei suoi interessi.

 

bocca21Un solo angolo a scendere
È indice della capacità di avere facilmente la meglio sugli altri, e della tendenza a sottolinearne il ridicolo.

Ultimo aggiornamento Venerdì 09 Ottobre 2009 13:42  
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