Memoria e olfatto

Lunedì 01 Novembre 2010 19:38
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essenza | memoria | profumo

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Quando di un antico passato non sussiste 
niente, dopo la morte degli esseri, dopo la 
distruzione delle cose, soli, più fragili ma più 


intensi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, 
l’odore e il sapore restano ancora a lungo, come 
anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla 
rovina di tutto il resto, a reggere, senza piegarsi, 
sulla loro gocciolina quasi impalpabile, l’immenso 
edificio del ricordo. 
Marcel Proust

    

 



L’olfatto: il senso privilegiato dalla memoria
 
Quante volte abbiamo sperimentato, per lo più inconsapevolmente, l’incredibile capacità degli odori di risvegliare in un istante e d’improvviso un’esperienza passata e radicata nel fondo della nostra memoria? Come una scintilla, un certo profumo casualmente risentito a distanza di anni può immediatamente ridestare in noi un’ondata di ricordi sopiti, lasciando riaffiorare, con dovizia di particolari, esperienze della nostra esistenza passata che ci sembravano definitivamente rimosse.
 
L’odore è infatti il più grande alleato dei ricordi: ci permette di viaggiare nel tempo e perciò fa sì che l’olfatto venga eletto a senso privilegiato dalla memoria. Un odore o un profumo già sentiti hanno l’impareggiabile potere di rimaterializzare anche i nostri ricordi intimi, di renderci presenti eventi lontani, riportandoci improvvisamente a una scena dell’infanzia, a un paesaggio o a un episodio della nostra vita passata – rievocato con ricchezza di particolari attraverso una semplice zaffata – e innescando, a seconda dei casi, la nostra nostalgia, la nostra malinconia, la nostra gioia o la nostra tristezza. Nessun altro dato sensoriale è altrettanto memorabile di un odore, altrettanto resistente al logorio del tempo, altrettanto evocatore del passato e altrettanto capace di sollecitare tutti gli altri sensi. La tenacia dei ricordi olfattivi e la carica emotiva che li accompagna ci spiegano, meglio di ogni altra causa, la fortuna letteraria dell’olfatto e degli odori – denigrati dai filosofi e dagli scienziati ma celebrati da scrittori quali Balzac, Baudelaire, Flaubert, Wilde, D’Annunzio, Proust, Gadda, Calvino, Süskind.


Un particolare immenso

Ancorché fuggevole e ineffabile, l’odore è, come dice Gaston Bachelard nella Poetica della rêverie, quel «particolare immenso» (1960: 153) che in un istante ci guida al cuore delle cose, nell’intimità delle altre persone e nei recessi, spesso inconfessati, del nostro vissuto. Questo fenomeno, comune e speciale al tempo stesso, è noto come ‘sindrome di Proust’, perché, in una famosa pagina della Recherche, lo scrittore evoca un episodio della sua infanzia legato al sapore e all’odore di un pezzetto di madeleine. Gli odori sanno dunque attivare la memoria episodica: cioè quella forma di memoria a lungo termine che custodisce i ricordi autobiografici costitutivi della nostra identità.
 
Al di là degli aneddoti e dei racconti letterari, le ricerche scientifiche degli ultimi decenni attestano la singolarità cognitiva della memoria olfattiva – che tuttavia non cessa di essere una «memoria dimenticata» (Roncato, Zucco 1993: 120) entro una letteratura psicologica ancora troppo concentrata su immagini e suoni – rispetto alle altre memorie sensoriali: la sua persistenza, la sua tonalità edonistica, il suo legame con il contesto percettivo e poi ancora l’invadenza degli odori, cioè la loro tendenza a imporsi anche a prescindere dalla nostra attenzione volontaria. Non a caso, Kant definiva l’olfatto il senso «contrario alla libertà», visto che – ci piaccia o no – siamo costretti ad annusare olezzi di ogni genere. Mentre affievolisce i ricordi visivi e verbali, il passare del tempo non sembra incidere sugli stimoli olfattivi: la speciale codifica olistica (non isolata dal contesto della sensazione d’origine) e la caratteristica multisensorialità rende infatti particolarmente resistenti all’oblio questi stimoli, che pure vengono immagazzinati in una forma per lo più accidentale e irriflessa.
Un ricordo olfattivo non è mai puramente olfattivo, perché un odore percepito viene memorizzato unitamente al contesto sensoriale ed emozionale in cui è stato esperito. Evocarlo significa pertanto associarlo a una sensazione e rivivere la situazione in cui quel determinato aroma ci ha impressionati. Oggi sappiamo che un ricordo associato a un profumo può, a sua volta, attivare le regioni del cervello sensibili agli odori.

Ad alcuni soggetti è stato chiesto di creare storie o di stabilire comunque legami tra una serie di fotografie raffiguranti oggetti vari e una serie di odori diversi, percepiti contemporaneamente all’osservazione delle foto. La successiva esibizione delle medesime foto, senza la simultanea diffusione degli odori, riattivava la corteccia olfattiva (corteccia piriforme). Questo dato induce a supporre che un ricordo episodico e attraversato da una suggestione multisensoriale (odori, suoni, immagini) non venga immagazzinato in un unico centro cerebrale (l’ippocampo), ma sia distribuito tra aree differenti, così da essere risvegliato anche da un unico canale sensoriale: un meccanismo siffatto potrebbe rendere più flessibile il recupero dei ricordi (Gottfried et al. 2004).


Memoria olfattiva e sentimenti

Un’altra caratteristica delle memorie olfattive è il ruolo egemonico della componente sentimentale. Solitamente – ma non sistematicamente – si tratta di ricordi a connotazione positiva, legati ad atmosfere piacevoli, a momenti felici dell’infanzia, delle vacanze, delle scampagnate, delle gite al mare o in montagna e insomma a profumi e aromi delle persone familiari o dei banchetti festivi.
E si dà anche il caso curioso di ricordi gradevoli associati a odori di solito giudicati sgradevoli: l’odore del cloro può per esempio richiamare i giochi piacevoli in una piscina. La frequenza con cui siamo esposti a un odore e la peculiarità dell’odore stesso possono essere fattori non secondari della memoria olfattiva: quanto più un odore è insolito, tanto più alta si fa la probabilità che esso venga associato a un solo ricordo – anche se si tratta del ricordo di un evento occorso una sola volta nella vita.
Ma la forza delle memorie olfattive dipende anche dall’importanza che la situazione in cui l’odore è stato percepito ha avuto nei processi di apprendimento di una persona. Le informazioni provenienti dagli odori si conservano stabili nella memoria a lungo termine ed hanno un potente aggancio con la memoria emotiva: di qui lo straordinario potere evocativo e la forte rilevanza affettiva degli odori.
Più antiche sono le memorie olfattive, più profonde risulteranno le emozioni che esse risvegliano. La spiegazione di questa proprietà dell’olfatto ci viene dalla biologia: il cervello ‘profumato’ che elabora le informazioni provenienti dal naso coincide, da una parte, con il sistema limbico o cervello viscerale, comprendente l’ippocampo e l’amigdala (le strutture più arcaiche del nostro encefalo, che controllano emozioni, stati d’animo, istinti, appetiti – compreso l’appetito sessuale – e certe operazioni della memoria), dall’altra parte, coincide con alcune aree della neocorteccia frontale.
 
Tutte queste aree integrano le diverse informazioni sensoriali e conferiscono all’odore una connotazione affettiva, favorendo altresì la conservazione del ricordo. Nuove prove neurofisiologiche della peculiarità della memoria olfattiva emergono poi da una recente ricerca americana: nel bulbo olfattivo, sembrano annidarsi cellule nervose a forma di stella che, pur essendo poco numerose, hanno tuttavia ramificazioni fibrose molto più sviluppate degli altri neuroni e possono dunque esercitare un controllo più deciso sulle altre cellule cerebrali. Un indizio odoroso può così essere amplificato centinaia di volte, risvegliando ricordi sommersi e collegati a vari stati d’animo (Kerr, Belluscio 2006).

Ultimo aggiornamento Lunedì 01 Novembre 2010 19:51  
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