2 lezione 16-11-11

Sabato 19 Novembre 2011 18:06
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erboristeria | lezione | Natura

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Tanto vaste erano le cognizioni delle streghe che Paracelso, considerato il ‘padre della medicina moderna’, confessò che ‘tutto ciò che sapeva lo aveva imparato dalle fattucchiere’.

La medicina di origine divina.

La filosofia delle società tradizionali si fonda su una manifestazione di origine divina, di cui il mito è il tramite e i miti sono le traduzioni materiali di un ordine atemporale ed immutabile, che non può essere espresso in altro modo. Al contrario, la scienza moderna si fonda sull’osservazione e la sperimentazione che dipendono dal consenso sensoriale; solo il campo raggiungibile dai sensi umani può rappresentare l’oggetto della ricerca scientifica, cioè il solo ordine fenomenologico. 

 

Appare evidente, da queste difformità, che parliamo di una medicina che nasce come attuazione dei Principi trascendenti, non già come teoria creata a partire dalla sperimentazione. Non vi è dubbio che una delle principali complicazioni incontrate dalla materia scientifica medica moderna, in rapporto all’approccio della tradizione arcaica, sta tutto nel “mentale”. 

Il mentale infatti, inteso come facoltà di dimostrazione di tipo lineare, non può fare altro che stabilire rapporti di tipo quantitativo e, quand’anche analizzi l’aspetto qualitativo delle cose, lo fa riducendolo a quantità. Si situa, di fatto, su un piano orizzontale, per dichiarazione – indefinito – che consente sviluppi all’infinito. 

 

La concezione olistica

Al contrario, l’approccio tradizionale, che potremmo anche definire “olistico”, prendendo in considerazione diversi campi e stratificazioni, è essenzialmente disposto per così dire verticalmente, collegando così questi livelli al Principio d’origine; lungo questo “asse” si deve rimontare per tentare di scoprire l’essenza delle cose e la loro completezza ed è proprio questa loro compartecipazione con il piano divino a rendere universale, e non particolare, il segno di questa Conoscenza, da cui origina l’arte della medicina. Quali sono, dunque, i principi su cui poggia la proposta degli antichi?

 

Proprio ad esempio, il concetto di malattia che sostiene che, se la dynamis dell’uomo non è in armonia, coinvolgendo tale fatto tutto il suo essere, lo farà allontanarsi dal ritmo naturale della sua esistenza (la Crasi di Ippocrate) e lo farà stare nel malessere. Questo è il “disaccordo”, la manipolazione dell’ingranaggio universale, di cui l’uomo è parte nell’unità  con la totalità di cui è particella. Malattia è, quindi, esistenza malferma, provvisoria, priva di appoggio.

 

Gli esseri vanno osservati nell’insieme delle loro vite, quell’insieme di manifestazioni dell’esistere in cui l’azione del singolo si ripercuote su tutti gli altri, in una effettività che corrisponde all’Unità di tutti; l’uomo è, dunque, frammento del tutto e il tutto è l’Unità che si rispecchia in ognuno (Assioma Ermetico). 

 

Ritmo, armonia e caos

Il ritmo e la sua armonia si fondano sulla proporzione e il caos o la confusione in una parte anche minima che devono prontamente essere riassorbiti dalle altre parti. Tale è il motivo per cui la Natura (di cui l’umana è parte integrante) tende a ricostituire l’ordine quando lo scompenso si manifesta; e tale è la ragione per cui in tutte le culture arcaiche, in cui l’arte del guarire era dote di una categoria di sacerdoti-sciamani, la propensione era semplicemente (e in taluni casi è ancora…) quella di guardare attentamente, osservare l’evolversi della malattia, senza intervenire, in questo aiutando la natura nella sua opera di restitutio ad integrum, stimolando tuttalpiù la forza di autoguarigione, la Vis Medicatrix Naturae, così come fu per Esculapio ed Ippocrate.

 

Vis Medicatrix Naturae

È di vitale importanza ricordare che la malattia è in sé uno stato di presenza dell’organismo vivente, solo più vigoroso nella sua dinamica e complessità, fatto che presuppone le esasperazioni o le inibizioni delle varie funzioni biologiche o degli elementi di un essere vivente. Queste funzionalità utilizzeranno l’energia in modo difforme, producendo così ripercussioni su tutta l’organizzazione, sulla psiche e persino sull’Io profondo. Si tratta di uno stato d’esistenza contrassegnato da una serie di manifestazioni difensive che la natura produce, al fine di indirizzarsi verso l’equilibrio; è questo stesso insieme ammirabile e formidabile di fenomeni protettivi a costituire ciò che ordinariamente definiamo “malattia”. 

Ma tornando alle dissomiglianze tra i due approcci tra scienza moderna e pensiero tradizionale, la cosa fondamentale che li distingue è l’ottica, analitico-razionale (aspetto quantitativo, asse orizzontale) da una parte e sintetico-intutiva (aspetto qualitativo, asse verticale) dall’altra. 

 

La medicina sacra Egizia


Vale a questo punto ricordare l’esempio dell’antico Egitto nel quale, forse più che in qualunque altro ambiente, “sacro” e “profano” sono assolutamente indistinguibili l’uno dall’altro e dove l’unica dissomiglianza fra i due piani riguarda solo il livello di coscienza di colui che si dispone allo studio di quella civiltà.

 La bravura dei sacerdoti esperti nell’arte della medicina era tale che perfino i più grandi esponenti della medicina antica, quali Ippocrate e Galeno, sembra si fossero recati in Egitto per analizzare i manoscritti conservati a Menfi.

 Il medico egizio, preparato fra l’altro anche nelle malattie “non visibili”, era anche detto – Sacerdote di Sachmet - la dea-leonessa promotrice e guaritrice delle malattie; a capo di tutto era il faraone, sommo sacerdote e sommo guaritore, colui che doveva essere mantenuto in buona salute per assicurare globalmente la salute a tutti gli esseri viventi, uomini, animali e piante. 

 

Alla base dell’arte medica era il mito di Osiride, dio della resurrezione e della vita, sfidata perennemente dalle forze ad essa ostili, le forze del disordine e del caos, impegnate nella disintegrazione delle forme, rappresentate dal dio Seth (Saturno), che oggi possiamo meglio comprendere come legge di natura insita nel Secondo Principio della Termodinamica (entropia). 

Le malattie possono essere causate dall’intervento di divinità, in special modo della dea-leonessa Sachmet, ma possono entrare in gioco anche entità inferiori, come anche dei luoghi inferiori detti degli inferi. Dunque entità “caotiche”, esclusivamente negative, defunti o esseri viventi con la collaborazione di operazioni magiche. Un dio, un demone, uno stregone possono “insufflare” cioè suscitare le malattie attraverso un’apertura nel lato sinistro del corpo, là dove si trovano le aperture usate dalle potenze funeste e mortali. L’intervento terapeutico mira a ricostituire nel microcosmo umano l’ordine cosmico, riprodotto e garantito da Maat, la divinità che presiede il regolare svolgimento dei processi ciclici.

 

La ciclicità ritmica della Natura

Gli egizi, infatti, erano particolarmente sensibili al carattere ciclico di tutti i fenomeni naturali che riguardano il mondo e la natura: il movimento degli astri, l’alternanza delle stagioni, la vita e la morte degli esseri viventi.

Era usata  anche Astrologia che anticamente non era certamente quella che ci viene propinata oggi. Essa si basa sul principio che l'esistenza dell'essere umano, come tutti i fenomeni naturali, ubbidisce ai ritmi ciclici della natura, legati alla corsa dei pianeti nel cielo, considerando l'interdipendenza che unisce le varie forze ed energie dell'universo, l'essere umano è il riflesso del grande specchio celeste e dei segni zodiacali.

 

La medicina femminile, delle streghe

La medicina femminile ha tramandato e conservato, data la particolare sensibilità del sesso femminile, ai ritmi ed ai cicli, l’importanza e la fondatezza del saper osservare i cicli naturali e utilizzarli nelle pratiche di guarigione.  Nell’universo variegato della pratica medica le donne hanno sempre svolto un ruolo di primo piano, costituendo una vera e propria “rete sanitaria” piuttosto fitta, in tutte le epoche e in tutti i luoghi. Questa capacità tipicamente femminile di occuparsi degli altri, di prestare loro cure ed assistenza, ha coinvolto nei secoli donne di tutti i generi, dalle contadine alle religiose, dalle nobili alle scienziate. In tutte le tradizioni e le culture la storia della medicina nasce con le donne e da loro passa poi agli uomini. E’ come se una sorta di archetipo del “curare” vedesse la luce in un ambito matriarcale per poi svilupparsi in quello patriarcale. Concretamente, da sempre, le donne hanno fatto propria la tendenza ad alleviare le sofferenze, a nutrire il corpo e l’anima con tutto quanto la natura offre nel suo generoso grembo. Sono sempre state loro a conoscere le erbe, le pietre, a mescolare gli elementi per farne medicamenti validissimi centinaia di anni prima che nascesse la scienza medica.Il patrimonio di queste donne era immenso;un patrimonio culturale di cui qualcosa è arrivato fino a noi e che ancora qualche donna, nel silenzio, contribuisce a tramandare. Se però si considera il fatto che, alla stessa epoca, due corporazioni lavorative stanno per avere un ruolo economico importante, quella dei medici e quella dei chierici, si capisce che le donne, che fino alla fine del medioevo godevano di una libertà (in particolar modo relativamente all'esercizio di una professione) più grande di quanto si sia voluto notare, vengano minacciate di eventuali persecuzioni, convincendole così a ritirarsi tra le mura domestiche e a rinunciare ad ogni tipo di attività all'infuori della cura della casa.
(L’accanimento e la persecuzione e’ avvenuta perché le streghe ed i maghi, così venivano chiamati i guaritori di campagna ovvero i pagani, facevano in realtà grande “concorrenza ai “medici ufficiali ed ai frati/preti, pastori (protestanti) che si arrogavano il diritto di avere solo per loro il diritto di insegnare e praticare la medicina.

Tanto vaste erano le cognizioni delle streghe che Paracelso, considerato il ‘padre della medicina moderna’, diede alle fiamme nel 1527 il suo testo di farmacologia confessando che ‘tutto ciò che sapeva lo aveva imparato dalle fattucchiere’  (Ehrenreich  e English, 1975). I nascenti stati capitalistici ora avocavano a sé, attraverso la scienza che doveva passare per le Università, anzitutto attraverso le teste di uomini delle classi dominanti, visto che le Università con rare eccezioni erano vietate alle donne, il sapere e soprattutto il controllo sulla riproduzione umana.

Anche le guaritrici colte urbane furono spodestate dalla loro professione non solo a causa del  divieto d’accesso in quanto donne a quasi tutte le Università ma anche in base a leggi che vietavano la pratica medica a chi non avesse un’istruzione universitaria.

Si produsse il vuoto lasciato dallo sterminio delle guaritrici e delle levatrici. E’ bene sapere che mentre ci furono streghe che pervennero a una conoscenza approfondita delle ossa e dei muscoli, delle erbe e delle droghe, i medici del tempo medievale ancora derivavano le loro prognosi dalla divinazione. La medicina tramandata dalle donne era la medicina veramente della Natura, come espressione della Forza Vitale.

 

La Forza Vitale

È la Forza Vitale creatrice e conservatrice della natura nella sua interezza, concepita in varie espressioni di energia che agiscono in modo essenziale e coerente. Questo tipo di energia è stato definito in vari modi, a seconda delle tradizioni e delle epoche storiche: Prana, dall’induismo; Vis medicatrix naturae (Phisis), da Ippocrate; Magnale, da Paracelo; Azoth e Archeus, dagli alchimisti; Luce Astrale, dai cabalisti; Magnetismo animale, da Mesmer; Corpo eterico, dai teosofi e da Steiner; Orgone, da Reich; Antimateria o quinto stato della materia, dai fisici. Una di queste modalità è appunto la Vis medicatrix naturae, la forza di autoguarigione insita nella natura, di cui bisogna tener conto relativamente alla sua superiorità assoluta su ogni altra azione terapeutica e in virtù del fatto che va pienamente cercata in ogni reazione della persona ammalata. È la natura, quindi, a ristabilire l’omeostasi perduta; essa è il Medico di sé medesima. 

 

I principi della medicina Greca

Saranno le forze naturali del corpo a difenderci dalle malattie; compito del medico è assecondare lo sforzo della natura nel suo tentativo di “restitutio ad integrum”, senza nuocere al paziente – primum non nocere. Troviamo qui i principi di quell’omeopatia che Hahnemann formulerà duemila anni dopo, a riprova che non già la medicina convenzionale, ma quella omeopatica può rivendicare la paternità di Ippocrate. Al grande medico di Cos è attribuito il Corpus Ippocratico, una raccolta di scritti di medicina cosmologica, scienza sacra basata sulla corrispondenza dell’uomo col macrocosmo e i cui trattati sono stati suddivisi in 3 classi:

1. Trattati teorici, di ispirazione prettamente filosofica;
2. Trattati della Scuola di Cnido, scritti di matrice empirica;
3. Trattati della Scuola di Cos, espressione di una medicina razionale e positivista. 

 

Al riguardo, con una conoscenza dei corpi sottili che originava dalla medicina egizia, i medici-sacerdoti greci (allo stesso modo in cui operavano gli egizi) attuavano una forma di terapia conosciuta come sonno del tempio. Essi provvedevano ad abbassare lo stato di coscienza del malato, fino ad una sorta di sonno ipnotico, dopo di che “dominavano” le immagini del mondo animico, fluttuanti intorno al corpo del dormiente, dirigendole in modo che avessero la forza di agire sul corpo fisico e di guarirlo.

 Non si somministravano medicine ma si faceva dormire nel tempio il malato, basandosi su misteri che gli iniziati conoscevano bene, attraverso l’arte di introdurre la spiritualità nell’esperienza della malattia; in quella condizione l’uomo non opponeva resistenza con la coscienza “diurna” e le forze necessarie alla guarigione potevano agire in pieno.

 

La ricomposizione del dualismo salute-malattia

Tutti conosciamo meglio le nozioni basilari della filosofia ermetica, substrato dell’opera degli alchimisti, piuttosto che le sue possibili realizzazioni in campo medico.

 Anche qui alla base rinveniamo il concetto del dualismo; infatti, se osserviamo più in particolare, possiamo notare che fra i due aspetti complementari esiste sempre un fattore interposto, risultante dal loro bilanciamento. Mentre ciascuna delle forze “antagoniste” può essere generata singolarmente, il punto equilibratore può esistere solo tramite esse e attraverso la loro scambievole interazione. 

Ecco allora che la coscienza ( il mondo interire della consapevolezza) diviene la “via di mezzo” fra le polarità le quali, di per sé, sarebbero indifferenziate, senza distinzione se non vi fosse una mente costretta a separarle, scomporre per poterle conoscere e alle quali, sempre quella stessa mente, può restituire la originaria unità per compiere il salto di qualità necessario a passare dalla conoscenza alla comprensione.

 

Le radici magiche della Medicina

Perché tutto questo in un contesto che si occupa delle “radici magiche della medicina”?

Per gli ermetici la modalità di preparazione dei loro rimedi è imperniata sui presupposti appena descritti; rimedi, pozioni, panacee, elisir, filtri  di origine animale, vegetale e minerale che, comunque, richiederebbero una trattazione a parte per poter essere spiegate in dettaglio. 

Ci basti ricordare che il principio si basa sulla separazione dell’essenza dal veicolo materiale, per poter poi essere ricongiunti dopo una serie di circolazioni, secondo l’assiomatico solve et coagula. In campo medico, il simbolo che riassume l’eterna lotta e la riunione fra le due polarità è il Caduceo Ermetico, emblema di realizzazione e adattamento. 

I due serpenti raffigurati, uno bianco e l’altro nero, che simmetricamente si avvolgono intorno all’asta per giungere alla sfera d’oro che la sormonta, rappresentano la doppia polarità di una stessa energia, nonché la sua concretizzazione, poiché entrambe sono tenute in equilibrio dalla bacchetta magica e divina che ne appura le forze. Sono le correnti cosmiche riferite all’universo e all’uomo, nella complessità del suo organismo, in quanto microcosmo come specchio del macrocosmo. Le ali significano il primato dell’intelletto sovrannaturale che si pone al di sopra della materia per integrarla attraverso la consapevolezza. 

Se riferito all’universo, il Caduceo indica la potestà di dominare il caos e mettere ordine, creando armonia fra le tendenze che ruotano attorno all’asse del mondo.




DI SEGUITO LE DIAPOSITIVE DELLA PRIMA LEZIONE

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Ultimo aggiornamento Giovedì 05 Maggio 2016 16:39  
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