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L'ORTO BOTANICO DI PADOVA

Cenni storici L'Orto Botanico di Padova, con i suoi 450 anni di vita, rappresenta la più antica istituzione universitaria del genere che abbia conservato la sede originaria d'impianto e praticamente inalterata, dalla fondazione ad oggi, anche la struttura.

Si fa risalire la data di fondazione al 29 giugno 1545, giorno in cui il Consiglio dei Pregadi della Serenissima Repubblica di Venezia, accogliendo la proposta di Francesco Bonafede, titolare della cattedra di Lectura Simplicium, deliberò, con votazione pressochŠ unanime, l'istituzione in Padova di un Horto Medicinale dove coltivare, osservare, studiare e sperimentare le piante medicinali sia indigene che esotiche.

L'esigenza di una istituzione di questo tipo appare chiara se si considera che le piante rappresentavano a quel tempo gli ingredienti della maggior parte dei medicamenti e che l'impiego delle piante a fini terapeutici si basava quasi esclusivamente sui testi degli antichi autori. L'interpretazione di questi testi, a causa anche delle varie trascrizioni, era alquanto controversa e frequenti erano gli errori di identificazione delle specie descritte. Ciò comportava spesso l'impiego in medicina di piante sbagliate, prive di attività  terapeutica o, peggio ancora, tossiche per il nostro organismo.

La possibilità di poter disporre di un Horto dove gli studenti di Medicina potessero ricevere anche una preparazione pratica, oltre che teorica, e si impratichissero nel riconoscimento delle droghe vegetali, consentiva anche di individuare le frequenti sofisticazioni e frodi cui erano soggetti in quel tempo i semplici vegetali, da parte dei fornitori e degli speziali.

Sorto come Horto Medicinale, ha seguito nel tempo l'evoluzione delle discipline botaniche, adeguando le collezioni alle mutate esigenze didattiche e scientifiche.

Tra i vari Prefetti che si sono succeduti nella direzione dell'Orto patavino, si annoverano personalità scientifiche di rilievo in vari settori delle discipline botaniche: il celebre medico Prospero Alpino, il florista Roberto de Visiani, il micologo Pier Andrea Saccardo, il fisiologo Giuseppe Gola

Collezioni

In conseguenza della limitata disponibilità di serre, le collezioni vive dell'Orto sono collocate prevalentemente all'aperto. Il numero delle piante coltivate è attualmente di circa 6.000 esemplari e la loro collocazione segue prevalentemente criteri tassonomici, utilitaristici, ecologico-ambientali e storici.

La collezione sistematica è concentrata nelle quattro maggiori aiuole centrali e ordinata secondo il sistema di Engler basato sui rapporti filogenetici delle famiglie rappresentate. Il primo quarto è riservato alle Monocotiledoni, mentre i seguenti ospitano le Dicotiledoni: si tratta in prevalenza di piante erbacee, perenni, dotate di una certa rusticità rappresentative sia della flora italiana che, in minor misura, di quella esotica.

Tra le collezioni a finalità utilitaristica, particolare significato riveste la raccolta di piante medicinali; essa è suddivisa in due settori, di cui uno riservato alle piante di interesse attuale e cioè di comune impiego sia farmaceutico che erboristico, mentre nel secondo trovano posto i "Semplici" che hanno avuto un certo interesse applicativo nel passato e che ora rivestono solamente un valore storico. Ciascuna pianta è contrassegnata da un cartellino che riporta, oltre al nome scientifico, anche le principali proprietà terapeutiche.

E' stata recentemente allestita una raccolta di piante velenose con finalità spiccatamente didattiche: alcune appartengono alla flora spontanea del Veneto (colchico, veratro, aconito, ecc.), altre rappresentano specie di comune impiego ornamentale (mughetto, oleandro, tuia, ecc.); sull'etichetta è riportata anche una indicazione del loro grado di tossicità. Molte di queste piante velenose si ritrovano anche nel settore delle piante medicinali, in quanto a dosi opportune possono esplicare una benefica attività nella cura delle malattie.

Le piante carnivore, dette anche insettivore, costituiscono una delle raccolte più rinomate e ammirate dell'Orto. Con un totale di circa 30 specie, in prevalenza di origine esotica, questa collezione offre una documentazione abbastanza completa dei principali adattamenti morfologici e in particolare degli apparati e sistemi di cattura, che possono essere attivi (Dionaea) o passivi (Drosera, Sarracenia, Nepenthes, ecc.).

Le piante acquatiche sono ospitate, in massima parte, nelle due grandi vasche presenti in prossimità della porta nord dell'Hortus Sphaericus. La caratteristica termale dell'acqua, con temperatura costante di circa 26øC, consente la coltivazione all'aperto anche di specie esotiche di difficile acclimatazione nel clima padano. Tra le specie presenti figurano sia esempi di piante ancorate al terreno (papiro, fior di loto, ninfea, ecc.) che di piante galleggianti (giacinto d'acqua, pistia, lente d'acqua, ecc.). Da alcuni anni viene coltivata all'aperto, con ottimi risultati, anche la gigante e rinomata ninfeacea dell'America tropicale: Victoria cruziana.

Due delle serre temperate dell'Orto ospitano, durante i mesi invernali, una pregevole collezione di piante succulente, esposte con criterio sistematico; durante i mesi estivi la stessa collezione viene ripartita e collocata all'esterno. Le famiglie più rappresentate sono le Cactacee e in particolare il genere Opuntia, Crassulacee, Agavacee ed Euforbiacee.

La collezione delle Orchidacee è costituita da circa 150 entità botaniche e da una cinquantina di ibridi o varietà orticole. Nella stessa serra è pure presente una interessante raccolta di felci, la cui rappresentatività spazia dalle forme acquatiche alle terricole alle epifite, fornendo vari esempi di localizzazione dei tessuti sporigeni.

Le piante dei Colli Euganei e le piante rare del Triveneto sono due settori di recente realizzazione e rispondono a quello che è uno dei ruoli fondamentali degli Orti Botanici: far conoscere al pubblico le piante più caratteristiche del territorio ove si trova l'Orto e collezionare, conservare e studiare le piante per le quali vi è un pericolo di scomparsa, al fine di assicurare il mantenimento della biodiversità.

Nell'Orto sono stati ricreati anche alcuni ambienti naturali che ripropongono esempi di vegetazione di macchia mediterranea, di roccera alpina, di torbiera e dei litorali veneti.

Tra le piante arboree ultracentenarie presenti nel giardino, particolare rilievo assume un esemplare di palma di S. Pietro (Chamaerops humilis v. arborescens) messa a dimora nel 1585 e meglio conosciuta come Palma di Goethe, da quando il sommo poeta tedesco nel 1786, dopo averla studiata, espresse la sua intuizione evolutiva nel saggio "Le Metamorfosi delle piante".
Il platano orientale (Platanus orientalis) con la sua caratteristica cavità venuta a crearsi nel tronco forse a causa di un fulmine, costituisce un altro cimelio storico per l'Orto, insieme ad un maestoso esemplare di ginkgo (Ginkgo biloba) e di una magnolia (Magnolia grandiflora) risalenti alla metà del Settecento, ritenuti tra i più antichi esemplari di queste specie viventi in Europa.

Nell'arboreto si trova esposto, adagiato al suolo, un tronco di farnia (Quercus robur) subfossile vissuto intorno al 700 avanti Cristo, a testimonianza delle foreste che ricoprivano un tempo tutta la Pianura padana.

Le collezioni scientifiche propriamente dette, attualmente oggetto di studio e sperimentazione, sono rappresentate da raccolte dei generi Salix, Quercus, Allium, Ornithogalum.


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