Sui Miracoli

Lunedì 13 Luglio 2009 10:02 Ultime
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Miracolo è considerato una evento o un’opera grande, meravigliosa e non sperata. Soprattutto è un fatto contrario alle leggi della Natura e prodotto per potenza Soprannaturale.

Il Miracolo della guarigione

 

spirito_tnNei riguardi delle piante terapeutiche poi, questo fatto era tradizionalmente basilare e apertamente dichiarato. Le piante curavano non per una qualità loro propria, ma perché esse erano il mezzo, un medium tra l’empireo abitato dagli dei e la terra dimora degli uomini.

Le piante erano gli involucri visibili di dei, entità divine, magiche o comunque soprannaturali ed in quanto tali, invocate nel giusto modo e con gli opportuni rituali, diventavano curative delle malattie e delle disgrazie umane.

L’origine trascendente del mondo vegetale è testimoniato dall’uso rituale fatto delle piante quando gli scopi erano elevati o difficili come nella guarigione delle malattie, nell’invocazione degli dei di fronte epidemie, carestie o pericoli  imminenti.

Quindi se guardiamo nel passato vediamo come le piante sono sempre state rispettate, temute ed supplicate perché viste come viventi presenze di forme superiori di forze ed energie sovrumane; e per questo gli uomini si sono fatti sacerdoti, sciamani, veggenti, alchimisti, ma soprattutto tutti  avevano fede in questo mondo di divinità dai poteri miracolosi.

Quello che oggi condanniamo come superstizione, ha lasciato il posto all’aridità della tecnica e della scienza che ci dice essere presenti nella piante solo molecole chimiche o principi attivi materiali; di questo dobbiamo accontentarci, pensando solo alla meccanica delle molecole come mediatrice delle trasformazioni del nostro corpo.

Non c’è più posto per i miracoli, sembra non ci sia più nulla di cui meravigliarsi, se qualcosa di insolito avviene lo si deve solo chiamare prodigio (ciò che avviene prima) delle possibili spiegazioni.

Eppure la vita stessa è un miracolo, e se umilmente accettiamo di poter spiegare ben poco dei fenomeni che ci si presentano, non possiamo non lascare ampio spazio alla meraviglia per i fatti straordinari  che continuamente ci si presentano.

madonnaIn special modo nella terapia con le erbe medicinali più si lascia spazio al loro agire come esseri viventi ed archetipici, più veniamo ripagati con l’essere spettatori di segni arcani e meravigliosi tanto da poter ammirare come il manifestarsi della vita, sia in minima misura un fatto materiale, ma una grande manifestazione di energia sovrannaturale.

Tutto ciò nella misura in cui ci sentiamo noi stessi esseri spirituali, perché se non abbiamo questa comprensione inevitabilmente potremo osservare soltanto i fenomeni materiali che sono l’espressione rudimentale dello Spirito.

"Le Religioni nascono dal pensiero magico e scompaiono quando lo perdono.
Le Filosofie nascono dal pensiero mitico e scompaiono quando lo perdono.
Le Scienze nascono dal pensiero medico e scompaiono quando lo perdono.
Le Arti nscono dal pensiero onirico e scompaiono quando lo perdono."

Federico Fellini


Le forme vegetali dei miti

Nella mitologia abbiamo vari esempi: L’incenso era nato dalla metamorfosi della bellissima Leucotea.

Achillea. (Fam. Compositae) Il nome deriva dall'eroe greco Achille che usò questa pianta per curare e rimarginare le ferite di Telefo. L'uso della pianta era stato insegnato ad Achille dal medico
ateniese Chirone.

Adonis_tnAdonis. (Fam. Ranuncolaceae)  Questa pianta prende il nome da Adone, il giovane amante della dea Afrodite, che ucciso da un cinghiale, venne trasformato dalla dea in un rosso fiore.
Teiade, nonna di Adone, dicendo che Mirra fosse più bella di Afrodite, fece incollerire la dea che fece in modo  che Mirra giacesse col padre Cinira, re di Cipro. Quando il padre scoprì lìinganno, volle uccidere la figlia che per sfuggire alla morte si trasformo in un arbusto. Dall'incesto nacque Adone che diventò bellissimo e fece invaghire  sia  Afrodite che Persefone, dea degli inferi. Zeus dispose che Adone dedicasse alle dee lo stesso tempo, ma Afrodite con un inganno riuscì ad avere Adone tutto per sé. La dea degli inferi si vendicò facendo uccidere Adone da un cinghiale durante una battuta di caccia. Afrodite mutò il sangue del giovane in un rosso fiore.

Albero di Giuda (Cercis siliquastrum Fam. Leguminosae). Secondo la tradizione, Giuda, dopo il
tradimento fatto a Gesù, si sarebbe impiccato a questo albero.

Anemone (Fam. Ranuncolaceae) In greco la parola significa fiore del vento in quanto cresce spontaneo in posizioni ventilate.

Angelica (Angelica archangelica Fam. Apiaceae) Si dice che l'arcangelo Raffaele abbia fatto
conoscere agli uomini la pianta, che si credeva in grado di debellare la peste, neutralizzare i veleni e allungare la vita.

Arnica (Fam.Asteraceae)  In greco la parola significa "pianta che fa starnutire"  è infatti chiamata, in alcuni dialetti, Starnudela per la sua proprietà di far starnutire.

Begonia deriva dal signor Begon che nel ' 700 era a San Domingo e prese passione a questi fiori.

Calendula (Fam. Compositae) Probabilmente il nome deriva da calende, che erano i primi giorni del  mese, nel calendario romano, per indicare che questa pianta può fiorire per tutto l'anno.

Camelia (Fam.Theaceae) Limneo derivò questo nome, dal biologo George Kamel, 
prete gesuita, che viaggiando con le navi della Compagnia delle Indie importò nel 1792 
la pianta dal Giappone. Fu molto usata nei modelli di alta modo da Coco Chanel.

Capsella bursa pastoris (Fam. Crociferae) o borsa del pastore, deriva il nome dal frutto, che assomiglia  alle borse, un tempo usate dai pastori.

Carlina (Fam. Compositae) La leggenda narra che Carlo Magno curò e guarì con questa pianta, i suoi soldati, colpiti da pestilenza.

chironeCentaurea minore (Fam. Compositae) (Erythraea centaurium. Fam. Compositae) e Centaurea cyanus o  Fiordaliso.Il nome erythraea (rosso), deriva dal greco, mentre centaurium, si riferisce
al centauro Chirone, che ferito da Ercole al piede, si curò con questa pianta.

Chrysanthemum (Fam. Compositae) il nome deriva dal greco, e significa fiore d'oro, in riferimento alla parte centrale (il capolino) di colore giallo oro.

Colchico (Fam. Liliaceae) il nome deriva dal greco, e fa riferimento alla Colchide, una regione russa sul  mar Nero, ora denominata Mingrelia. Nella mitologia era la meta degli Argonauti, diretti alla conquista del vello d'oro

Dalia (fam.Compositae) è stato così battezzata dal botanico Dahl che l'importò dal Messico nel 1783.

Dicentra (Fam.Papaveraceae) E' nota come cuore della Madonna. Il nome deriva dal greco di=due e kentron=sperone.

Echium (Fam. Borraginaceae) chiamata erba viperina, poiché ritenuta di guarire dal morso della vipera.

Elleboro (Fam. Ranuncolaceae) nome composto che deriva dal greco, helein = uccidere e bora = cibo, quindi cibo velenoso, infatti è una pianta tossica.

Farfara (fam.Compositae, genere Tussilago) il nome del genere origina dal latino "tussis" e "agere" che  significa togliere la tosse. Il nome della specie deriva dal latino "far" farina e "ferre" portare, essendo la pagina inferiore delle foglie, bianca e tomentosa che sembra infarinata.

Gardenia (Fam. Rubiaceae) deriva dal botanico Garden.

Garofano (Fam. Caryophyllaceae) dal greco Kariofillon significa fiore a forma di chiodo.

Genziana (Fam. Gentianaceae) il cui nome deriva da Gentius re degli Illiri, vinto dai Romani nel 
II secolo A.C. che fu lo scopritore delle sue virtù. Dioscoride e Plinio ne consigliavano l'uso contro il morso dei serpenti. Prima dell'avvento del chinino, era usata contro la malaria.

Geranio (Fam. Geraniaceae) dal greco ghèranos, per la somiglianza del frutto al becco della gru.

giacintoGiacinto (Fam. Liliaceae) dal greco Yakintos nome di un giovine, amato da Apollo e Zefiro. Venne
ucciso da Apollo e trasformato nell'omonimo fiore.

Giglio (Fam. Liliaceae) Simbolo della purezza, venne importato dall'Oriente al tempo delle Crociate.

Gladiolo (Fam Iridaceae) deriva il nome dalla spada dei soldati romani chiamata gladio.

Iperico (Fam.Ipericaceae) E' noto come erba di S.Giovanni in quanto la raccolta delle sommità fiorite è  tradizione farla in questo periodo (24 giugno), un'altra tradizione vuole che la raccolta avvenga il 22 giugno giorno del solstizio d'estate. In alcune zone è noto come erba Scacciadiavoli e per questo era bruciata in casa e i vapori emanati avevano il potere di scacciare il diavolo.

Iris (Fam. Iridaceae) Ricorda Iride, figlia di Taumante, messaggera degli dei, che tramite l'arcobaleno relazionava fra la Terra e l'Olimpo. Fiore originario della Siria, introdotto in Egitto da Tutmosis. Noto anche come " fior di giglio " che Luigi IX partendo per l'ottava crociata fece figurare sulle sue bandiere. La sua forma  stilizzata è anche il simbolo della città di Firenze. Un celebre dipinto di Van Gogh immortala questo fiore.

Lattuga (Lactuga sativa) per le sue proprietà sedative, i Pitagorici la definivano l'erba degli Eunuchi.

Malva il nome deriva dal graco, malakos, per le parti molli della pianta. Carlo Magno la inserì come "pianta obbligatoria" nel suo Capitulare de villis.

Margherita in greco significa perla o gemma.

Melissa officinalis(fam. Labiateae) Il nome deriva dal greco e significa ape ad indicare le qualità
mellifere della pianta.

melogranoMelograno (Punica granatum. Fam. Punicaceae)  Considerato simbolo della fertilità ai tempi del re
Salomone.

Menta (fam. Labiateae) nella mitologia, era una figlia del fiume infernale Cocito, molto amata da
Plutone. Proserpina tramutò la Ninfa in erba, per vendicarsi degli amori che questa aveva avuto con Plutone, suo sposo.

Mughetto (Fam. Asparagaceae) La leggenda narra che il fiore nacque dalle gocce di sangue di S. Leonardo che combatté vittoriosamente il demonio. Negli anni '50, Christian Dior lo usò come ornamento per gli abiti da sera.

Nasturzio (Nasturtium officinalis. Fam Cruciferae) chiamato anche erba puzza. Il suo nome deriva dal latino e significa naso storto a causa dell'odore forte della pianta.

narciso_tnNarciso (Fam. Amarillidaceae) prende il nome da Narciso, bellissimo figlio del fiume Cefiso e della Ninfa Liriope.  I genitori, volendo conoscere il futuro del loro figlio e sapere se potesse avere una lunga vita, lo portarono dall'indovino Tiresia, che così rispose " Se non guarderà mai se stesso". Un giorno vistosi riflesso nell'acqua di un laghetto, perso nella propria contemplazione, scivolò nell'acqua e annegò e fu mutato in fiore.
Altre versioni esistono di questa leggenda. Narciso aveva suscitato l'interesse di molte Ninfe, tutte da lui rifiutate. Una di queste, Eco, offesa del rifiuto e nel suo amor proprio, si trasformò in una roccia. Le altre Ninfe, chiesero allora l'intervento di Nemesi, dea  della giustizia, affinché punisse l'arrogante giovane. Narciso fu portato davanti ad uno specchio d'acqua e vistosi 
riflesso s'innamorò della sua immagine, ma l'acqua si increspò e Narciso cercando di afferrare l'immagine che  scompariva, cadde in acqua ed annegò.

Ninfea (Fam Nymphaeceae) Dalla mitologia, naiadi erano le ninfe dei fiumi (Potameidi), dei laghi
(Limnadi), delle fonti (Creniadi); figlie di Giove, una di esse morì di Gelosia per Ercole.

Ortensia deriva il nome dalla signora Hortense Lepante, moglie di un orologiaio parigino.

Parietaria (Fam. Mirtaceae) così chiamata perché nasce sui muri e sulle pareti esterne delle vecchie
case. Fra le piante medicinali, è già elencata da Dioscoride Pedanio, il famoso medico
naturalista di Anazarba, vicino a Tarso in Cilicia, vissuto nel I secolo d.C., la cui opera in
cinque volumi ci è giunta fino a noi. In essa sono raccolte tutte le nozioni farmacologiche del tempo, fra cui 600 piante. Da Dioscoride è indicata contro le erisipole, le infiammazioni,
l'amigdalite (infiammazione delle tonsille), contro la tosse. Plinio il Vecchio, il grande
naturalista romano,  racconta che uno schiavo di Pericle, caduto dall'alto di un tempio, fu
guarito da questa pianta che Minerva gli aveva mostrato in sogno.

Passiflora o fiore della passione. La leggenda vuole che la pianta si sia arrampicata sulla croce per
dare sollievo a Gesù morente. Si ricorda che essa è originaria del Perù e scoperta verso il 1600.
Nel 1610 Padre Giacomo Boiso riconobbe in essa i simboli della Passione di Gesù Cristo.
Le 3 stigme rappresentano i chiodi, le 5 antere indicano le ferite, la corolla rappresenta la corona di spine, i 10 petali gli apostoli con esclusione di Giuda e Pietro, nella foglia la lancia, nei viticci lo staffile.

Pratolina è la tipica margheritina dei prati, con i petali bianchi soffusi di rosa. Il suo nome è Bellis
perennis dal latino bellus che significa grazioso. In Inghilterra si chiama Daisy che deriva da  Day's eye, occhio del giorno, in quanto al tramonto si chiude, per riaprirsi all'alba.
In Scozia si chiama Bairwort, erbe dei bimbi, che in quel paese usano fare ghirlande.
In Germania è detta Marienblumchen, fiorellino di Maria, che secondo una leggenda, si punse
un dito mentre cuciva e il sangue diede colore alle pratoline.
Nella mitologia nordica il fiore è sacro a Ostara, dea della primavera.
Il re di Francia S. Luigi, portava un anello con i tre simboli che più amava: Il crocifisso per la 
religione, il giglio per la Francia, la margherita per la moglie, Margherita d'Anjou.
Il suo secreto la rende inappetibile agli animali e facendola macerare in acqua se ne ricava un
liquido che agisce come antiparassitario.

Primula (Fam. Primulaceae) dal latino primus, ad indicare la precocità della fioritura.

Rododendro (Fam. Ericaceae) dal greco, rhodon=rosa dendron=albero

rosa1Rosa: L’origine della rosa si perde nella notte del tempo. 
Già Confucio viveva in mezzo alle rose e compose un gran numero di poesie, che sono state
riportate sui grandi vasi dei mandarini del celeste impero. Fra i 18.000 volumi della biblioteca
dell’imperatore della Cina, 1800 sono trattati di floricoltura e di essi 600 trattano della coltivazione
delle rose, nonostante che allora fossero conosciute solo due qualità: la bianca e la giallo paglierina.
L’essenza di rose, in Cina, può essere usata solo dai membri della famiglia imperiale e dagli alti dignitari. Un sacchetto pieno di foglie, era considerato come un talismano contro i geni del male, le malattie e i brutti sogni.
Nel Siam è credenza che il genio del bene sia nato in un boschetto di rose, mentre il genio del male era nato in un boschetto di cipressi. 
I greci la facevano nascere nell’isola di Citera, chiamata anche Cerigo, mitica patria di Afrodite, ma Anacreonte la derivava da Afrodite stessa, che usciva dalle onde grondante d’acqua. Una goccia attaccata alla pelle nuda della Dea, cade a terra e fece nascere la prima rosa. I fiori furono tutti bianchi, ma un giorno Venere accorrendo a soccorrere Arom si punse ed il fiore s’imporporò del sangue della Dea. Un'altra versione ci narra che le rose diventassero rosse per la vergogna di aver dato tanto dolore alla dea.
La leggenda maomettana, fa nascere la rosa dal sudore del profeta. 
La Roma imperiale fece un uso immoderato dei petali di rosa. Nerone fece piovere sui suoi convitati, petali per quattro milioni di sesterzi. Eliogabalo lo emulò e la pioggia di rose sommerse i suoi invitati; in quanto a lui, non si bagnava che in vino di rose. Cleopatra, ricevendo Antonio fece ammassare sul pavimento, petali per l’altezza di un’auna. Verre, nella sua lettiga, giaceva su un materasso di rose e di esse si cingeva la testa ed il collo. Marziale diceva "Egiziani inviateci il grano, noi vi manderemo rose". Infine Apicio immaginò e lasciò ai posteri la ricetta del pudding di rosa.
Il Medioevo, come per tutto il resto, fu un’epoca buia e Carlomagno emise inutili decreti per valorizzarla.
Verso il 1100, i crociati portano in Francia ed in Inghilterra delle rose asiatiche e quelle di Damasco. Nella stessa epoca i monaci benedettini presero affezione a questo fiore e lo coltivarono.
Lutero aveva una rosa nel suo sigillo. In Svizzera le persone assolte avevano il diritto di portare la "rosa dell’innocenza".
In Inghilterra, una rosa rossa, divenne il simbolo del casato Lancaster, mentre una rosa bianca lo divenne per il casato York. Fra questi due casati, fu combattuta la guerra dei trent'anni (1455-1485), anche nota come guerra delle Due Rose. 
Negli anni del 1800, due erano i rosai più notevoli: quello di Hildesheim (Hannover) e quello di Tolone nel giardino della marina.

NarrVeronese_Apollo_e_Dafne_tna una leggenda che Chloris, dea dei fiori, trovasse una ninfa morta in un bosco. La raccolse e la portò da Afrodite, dea della bellezza, e da Dionisio, che insegnò agli uomini la coltivazione della vite, affinché le donassero l'immortalità. Afrodite le donò la sua bellezza e Dionisio il profumo. Chloris portò infine la ninfa da Apollo, dio del sole, che la riportò in vita e così, nata a nuova vita, diventò la rosa e fu incoronata regina dei fiori.

Rosmarino (fam. Labiateae) stimolo dell'amore, del matrimonio, della morte, questa pianta era dedicata  ad Afrodite. Una tradizione andalusa vuole che un grosso cespuglio di rosmarino abbia
nascosto la Madonna in fuga verso l'Egitto, sottraendola così ai soldati di Erode.

Salice (fam. Salicaceae) presente in  moltissimi generi: alba (salcio da pertiche), incana (salcio
ripaiolo), viminalis (vimine, vetrice), babylonica (salice piangente), triandra (salcio da ceste),
pentandra (salcio odoroso), fragilis (salcio fragile). Uno dei sette colli di Roma, il Viminale, era
così chiamato poichè era ricoperto di salici da vimine, utilizzato per fabbricare ceste e simili.
Gli ebrei celebravano la festa delle capanne per ricordare l'uscita dalla schiavitù egiziana, come
ricordato nel Levitico. Veniva costruita una capanna per ricordare gli antichi padri che avevano
vissuto sotto le tende nel deserto.Una proprietà della corteccia é di essere un febbrifugo
efficace, contiene la salicina, da cui l'acido acetilsalicilico, la comune aspirina.

Salvia (fam. Labiateae) dal latino salvare, cioè guarire per le proprietà di questa pianta.

Sanguisorba (fam. Rosaceae, genere Poterium) ossia, pianta che assorbe il sangue. Infatti il rizoma è
ricco di tannino, utile nelle emorragie.

Saxifraga in quanto queste piante nascono in terreni sassosi e rocciosi  e sembrano rompere la roccia.

Scabiosa dal latino scabiosus in quanto era usata per curare la scabbia.

Tagete dalla mitologia era nipote di Giove, nato da un solco di terra di un campo, che un contadino
stava arando.

Tasso dal latino "texicum", velenoso o tossico. Infatti la pianta è velenosa per cui è anche detta "albero della morte"

Eos_tnTeucrium (fam. Labiateae) il nome deriva dal troiano Teucro che scoperse le proprietà medicinali della  pianta.

Tithonia (fam. Compositae) da Titone, sposo di Eos, la dea dell'aurora.

Tulipano il nome deriva dal turco "tulband", turbante. Originario della Turchia ove nasce spontaneamente.
In Europa si coltivò in Olanda, nel 1600, con grande successo.

Valeriana dal latino "valere" ossia stare bene in salute.

Veronica (fam. Scrophulariaceae) al nome si attribuiscono alcune origini. Una di queste considera il  nome della donna che asciugò il volto di Cristo, un'altra si riferisce alle parole latine "vera una
icon", ossia unica vera immagine, un'altra alle parole "vere unica", ossia la vera e unica   
pianta per curare.

Violaciocca (fam. Cruciferae, genere Cheiranthus), il nome del genere deriva o dall'arabo kheyri che significa pianta con il fiore profumato, o dalle parole greche, cheir "mano" e anthos "fiore",
quindi fiore da prendere in mano, infatti il nome inglese è handflower.

 



Gli Asclepieia


AsclepiusNei templi di Asclepio si lodano, oltre al dio, i suoi figli Pedalino, esperto nell'uso delle erbe, e Macaone, chirurgo, guaritori - iatròi - che con il sapiente uso di erbe ed impasti riuscivano a curare i malati; la figlia Panacea, simbolo della salute riconquistata e, quindi, della medicina riparatrice; ed Igea, figlia legittima di Apollo e sorella di Asclepio, che alla medicina terapeutica di quest'ultimo affianca invece quella preventiva, basata su un sano regime di vita.


Gli Asclepieia, i templi del dio della medicina, di cui celebri sono quelli di Epidauro e Pergamo, sorgevano fuori dalle città, in genere in prossimità di un bosco, e di una fonte d'acqua, torrenti o ruscelli la cui acqua veniva poi incanalata verso il tempio, sino a risorgere al centro dell'edificio a costituire la fontana sacra, con una piscina annessa. Coloro che si accingevano ad onorare e pregare il dio dovevano sottoporsi al bagno purificatore, necessario per una pulizia corporale che simboleggia una purificazione dell'animo come preparazione al contatto con sacerdoti e con Asclepio. Il retore greco Elio Aristide (189 d.C.), nei racconti
dei suoi numerosi soggiorni nell'Asclepieion di Pergamo, narra di un fiume che si doveva attraversare per arrivare al tempio, cosicché un primo bagno era già una tappa obbligatoria del percorso. Una strada fatta di pietre, detta "via sacra" portava al luogo consacrato, delimitato da un recinto - temenos - e con un porticato - propylon - atto ad accogliere e riparare dalle intemperie o dal sole i pellegrini.


Coloro che vi arrivavano erano accolti da un apposito personale, che li conduceva dapprima presso gli scribi, che registravano i dati personali e le offerte di ognuno; i pellegrini più ricchi dovevano inoltre pagare la iatra, ossia la debita tassa.
Poi i portieri, che detenevano le chiavi, aprivano loro la porta. Dopo i dovuti lavaggi e un digiuno, si poteva accedere al tempio, originariamente consistente in un semplice spazio recintato' contenente una piscina, un boschetto ed un altare; nel tempo
gli Asclepieia più importanti divennero architettonicamente più complessi, inglobando edifici diversi. Mentre l'altare per le preghiere e i sacrifici e il fuoco sacro rimasero situati all'aria aperta, il luogo di culto vero e proprio, al cui interno era collocata
la statua di Asclepio, era generalmente costruito a forma di Pantheon. Da questo locale sacro si accedeva poi ad un altro ambiente funzionante come poliambulatorio, in cui gli iatroi esercitavano la loro arte pratica di pronto intervento in caso di ferite, traumi per esiti di percosse o cadute e piccole lesioni. Vi era una marcata gerarchia tra i sacerdoti dei templi di Asclepio, ed ognuno esercitava una precisa funzione.


monastero2_tnVi erano così i sacerdoti pirofori, addetti a custodire e mantenere il fuoco sacro e a far luce all'interno degli ambienti; gli iatroi, curatori pratici, salariati grazie alle tasse, che accoglievano coloro che necessitavano di un pronto intervento; i sacerdoti di assistenza e partecipazione ai riti e ai sacrifìci; gli asclepiadi addetti alla funzione di controllo ed assistenza nell’abaton, in grado di spiegare ed interpretare i sogni dei pazienti. Il sommo sacerdote era detto lerofante, intermediario tra l'umano e il divino.
Accanto al tempio sorgeva l’Odeion, il teatro in cui si pratica­vano sacrifici, preghiere e riti collettivi per potenziare l'intervento medico-terapeutico della divinità.


Dopo aver pregato e reso sacrifici al dio, si poteva accedere alla sala più importante dell'intero edificio: l'abaton, luogo di cura per eccellenza poiché predisposto al ricovero di coloro cui i sacerdoti avevano concesso la possibilità di sottoporsi all'incubatio, ossia al sonno riparatore, all'incontro con il dio. Non tutti i malati che giungevano al tempio erano ammessi all'abaton. Solo coloro che gli asclepiadi avevano giudicato predisposti alla guarigione, dopo rituali di purificazione corporale e spirituale che potevano durare giorni, ricevevano il beneficio dell'incubatio. Probabilmente assopiti con pozioni a base di sostanze sedative o narcotiche, i malati cadevano in un sonno profondo al passaggio del sacerdote con in mano il serpentedi Asclepio, e sognando entravano in contatto con il dio, che poteva presentarsi loro sotto varie forme. Al termine del sonno sacro, i malati si risvegliavano rigenerati
e guariti e raccontavano i loro sogni ai sacerdoti, che li interpretavano per decodificare i consigli e le prescrizioni che il dio aveva voluto dar loro nella notte.

sognareSulla base del racconto dei sogni, i sacerdoti erano in grado di stabilire di volta in volta se il paziente potesse lasciare l’abaton o dovesse sottoporsi ad un'altra incubatio, e potevano indicare le azioni da espletare ed il regime di vita che il paziente avrebbe dovuto tenere all'uscita dal tempio. Secondo tale rito era quindi lo stesso Asclepio a suggerire la "terapia" da seguire per rimediare alle malattie dei ricoverati nel tempio, cosa, questa, che rende la pratica medica un evento miracoloso, assolutamente legato ad una concezione teurgica della malattia, cui solo gli dei, per tramite dei sacerdoti, possono rimediare. Il sogno è quindi il momento fondamentale della medicina templare, momento di terapia e prognosi al tempo stesso. Riconoscenti al dio, i salvati facevano offerte nel tempio e lasciavano testimonianza della loro gratitudineper l'avvenuta guarigione con steli e lastre di pietra -iamata - in cui incidevano il loro nome, descrivevano il male da cui erano stati afflitti, riportando dettagliatamente le indicazioni terapeutiche ricevute in sogno dal dio.

 


Paracelso e l’alchimia

Paracelso11. Un medico dovrebbe essere un filosofo, ossia conosci­tore delle leggi della natura esterna.

« La conoscenza della natura è il fondamento della scien­za medica, ed è insegnata dalle quattro grandi sezioni della scienza: Filosofia, Astronomia, Alchimia e Scienza fisica.

2. « Un medico deve essere un Astronomo, perché dovrebbe conoscere le influenze delle stagioni, del calore e del freddo, dell'aridità e dell'umidítà, della luce e dell'oscurità ecc. sul­l'organismo dell'uomo.

Il corpo dell'uomo è esso stesso un prodotto della mente e la sua condizione dipende in gran parte dallo stato della sua mente. Tutte le sue malattie, in quanto non siano direttamente dovute a cause meccaniche esterne, sono dovute a condizioni mentali.

3. « Dovrebbe essere un Alchimista, ossia dovrebbe capire la Chimica della vita. Il carattere del medico può agire piú potentemente sul pazien­te che non tutte le droghe impiegate. L'Alchimia, ossia l'im­piego di una forte volontà, della benevolenza, della pazienza, della carità ecc., è dunque la principale pietra angolare nella pratica della medicina».

« L'ambiente fisico del paziente può avere una grande influenza sul corso della sua malattia. In caso di malattia, il paziente, il medico e gli assistenti dovreb­bero essere, per cosí dire, un cuore solo e un'anima sola, e gli assistenti dovrebbero avere sempre in mente la dottrina di Cristo, che dice: 'Dovrai amare il tuo prossimo come te stes­so »

4. Il medico deve avere la qualifica naturale per la sua professione.

« Colui che può curare le malattie è un medico. Lo pseudo medico fonda la sua arte sui libri, ossia su ciò che egli crede sia stato conosciuto dagli autori di quei libri; l'arte del vero medico è fondata sulle sue proprie conoscenze e sulla sua abilità, ed è sostenuta dai quattro pilastri della medicina: Filosofia, Astronomia, Alchimia e Virtú » (Para­granum).

« Un medico che è fedele al suo proprio piú alto io, avrà anche fede in se stesso, e chi ha questa fede otterrà facilmente la fiducia della gente. Un medico che merita la fiducia della gente sarà garantito da Dio, perché è lo spirito di Dio quello che guida i cuori del genere umano ».

 

miracoli6L'uomo invisibile è, per cosí dire, l'ombra o la controparte del Corpo materiale. È per sua natura etereo, tuttavia è sostanza: dirige la crescita, la formazione e la dissoluzione della forma cui è contenuto; è la parte piú nobile nell'uomo fisico. Come l'immagine di un uomo è riflessa in uno specchio, cosí la forma dell'uomo fisico è riflessa nel corpo invisibile » (De Generatione…)

« L'Archaeus è un'essenza egualmente distribuita in tutte le parti del corpo umano, se questo è in condizioni di salute; è nutrimento invisibile da cui il corpo visibile trae la sua forza, le qualità di ognuna delle sue parti corrispondono alla natura e parti fisiche che lo contengono. Lo Spiritus Vitae ha ori­gine dallo Spiritus Mundi. Una malattia non cambia il proprio stato per adeguarsi alle conoscenze del medico, ma il medico dovrebbe capire le cause della malattia. Un medico dovrebbe essere il servo della Natura e non il suo nemico; dovrebbe sapere guidarla e dirigerla nella sua lotta per la vita, e non mettere, con la sua irragionevole interferenza, nuovi ostacoli sulla via della guarigione » (Para­granum).

miracoli7« L'uomo naturale non ha sapienza, ma la sapienza di Dio può agire attraverso di lui come suo strumento. Dio è piú grande della Natura, perché la Natura è il suo prodotto; e l'inizio della sapienza nell'uomo è dunque l'inizio del suo potere sopranna­turale. Il corpo visibile ha le sue forze naturali, e il corpo invisibile ha le sue forze naturali egualmente; i rimedi di tutte le malattie o lesioni che possono colpire la forma visi­bile sono contenuti nel corpo invisibile, perché questo è la sede del potere che infonde la vita nel primo, e senza il quale il primo decadrebbe e morirebbe. Se separiamo la forza vitale dalla forma fisica, questa muore e si corrompe; e, impregnando un corpo morto con forza vitale, questo può essere riportato alla vita. Come l'odore di un giglio passa dal fiore nell'aria circostante, cosí la forza vitale contenuta nel corpo invisibile passa nella forma visibile e oltre di essa. Egualmente l'azione della Mumia sul corpo visibile non può essere percepita dai sensi: possiamo vederne solo gli effetti.

Vi sono moltissime piante, rappresentazioni terrene di influenze astrali corrispondenti alle qualità delle stesse, e che attraggono l'influenza delle stelle a cui sono simpateticamente correlate.

Diamo qui sotto un elenco di alcune erbe particolarmente utili,  i nomi dei pianeti a cui sono simpateticamente correlate, e i nomi delle principali malattie in cui possono essere usate vantaggiosamente.

miracoli1Sole. Rosmarinus officinalís, Lavandula officinalis, Salvia offi­cinalis, Satureja officinalís, Melissa offìcinalis (infiammazioni acu­te, malattie del cuore, reumatismi ecc.).

Luna. Thymus majorana, Helleborus niger, Ruta graveolens (pazzia, isterismo, disturbi nervosi ecc.).

Mercurio. Pulmonaria officinalis, Althaea officinalis, Plantago laureola (polmonite, catarro, tisi polmonare, infiammazione delle membrane mucose).

Venere. Ononis spinosa, Verbascuni thapsus, Apium petrose­linum (tumefazioni da idropisia, malattie dei reni o della vescica ecc.).

Marte. Carduus benedictus, Urticaria dioica, Erythraea cen­taurium (febbri, malattie di carattere acuto e violento, febbri eruttive ecc.).

Giove. Ruta graveolens, Hepatica nobilis, Adianthum, vene­ris, Chelidonium magum, Linum usatissimum, Cannabis sativa. (itterizia, malattie del fegato).

Saturno. Chrysosplenium alternifolium, Scrophula nodosa, Teu­,criuni Chamaedrys (ipocondria, emorroidi, malinconia ecc.).

Con l'uso giudizioso delle piante possono essere attratte molte attività benefiche astralí e neutralizzate le cattive influenze; ma per sapere quali piante sono richieste in ogni caso, è necessario conoscere non solo l'anatomia del corpo umano e le funzioni dei suoi organi, ma anche la costituzione dei cieli stellati, le qualità delle stelle e il tempo dell'apparízione e delle congiunzioni dei pianeti.

 


La medicina sacra

Come ha ben colto E. Zolla, nel suo libro Uscite dal Mondo, c'è uno stato Ottimo dell'uomo, quando egli si sente sostenuto da una sottile energia che lo contiene e che nel contempo gli si diffonde tutt'attorno. L'uomo in tale stato è in forma, simile a una pianta monastero_tncolma di linfa, in crescita, felice (che vuol dire fertile). Il concetto antico di malattia fa riferimento alla perdita di questo stato ottimo, che avviene quando la circolazione d'energia fra il sé e il mondo si altera. Nascono allora la separazione, il dolore, la malattia, la morte. L'arte medica interviene per riunire e collegare l'Essere all'Energia Universale. Nella Tradizione Egiziana la medicina ha come criterio fondamentale la volontà di mantenere il corpo umano in armonia con il Cosmo, in modo che serva da ricettacolo alle forze vitali che hanno costituito l'Universo. Chi è colpito da una malattia, da un dolore, è preda di una forza negativa, di una divinità ostile. Il medico mago deve curare la causa e non l'effetto e, quindi, combattere questa potenza irrazionale che perturba l'organismo. Ma questo non comporta alcun principio morale. Il dio guaritore non è buono, cosi come il dio aggressore non è cattivo: essi sono semplici espressioni della forza creatrice. E l'essere umano che reagisce in modo armonico o disarmonico a ciò che lo circonda; è lui che accoglie e manipola bene o male le divinità che governano la sua esistenza. Primo dovere del medico è quello di ricongiungere il destino del malato a quello dell'Universo. Guarire è arte quanto scienza. Quest'arte ha origine divina e necessita di una stretta collaborazione fra il medico e il suo paziente; la sola tecnica, i soli farmaci, le varie operazioni non funzionano se la volontà di scongiurare il male non viene anche dal cuore e dal corpo del malato. La formula magica aiuta a concretizzare l'azione congiunta del paziente e del medico. Le ricette Egizie fanno riferimento a tecniche esterne, a medicamenti da prendersi per via orale, all'alimentazione. Fra le tecniche esterne vi sono il massaggio, la digitopressione, le fasciature, i cataplasmi, i bagni e i moskha (piccoli cubetti di argilla riscaldati al fuoco e poi impregnati di varie sostanze, da applicare su determinati punti del corpo). Le piante magiche sono la protezione della vita inviata dagli dei del cielo sulla terra.

 


Lo sciamanesimo

sciamanoLo scíamanesímo è una tecnologia di trasformazione paleolitica a livello mondiale che utilizzava l'accesso controllato alla visione estatica per curare, per modificare il tempo, per reperire risorse alimentare ed evitare i pericoli e stabiliva un profondo legame con le piante, gli animali e gli spiriti degli antenati. Gli sciamani sono maestri nel curare con le piante l'anima e il corpo. Essi sanno unire l'intuizione con amplificate capacità sensitive

 

 

Lo sciamanesimo del tabacco
La pianta magica più utilizzata in Sud America è il tabacco. Se ne trovano 37 specie diverse, tutte autoctone, che derivano dalla Nicotiana, della famiglia delle solanacee. Johannes Wilbert (1987), professore di antropologia dell'Ucla, ha raccolto una gran quantità di documenti dai quali risulta che le varie specie di tabacco potrebbero essere state le prime piante coltivate nelle Americhe. Le sue prime ricerche sul campo, iniziate trent'anni fa, riguardavano i riti sciamanici degli indios della tribù Warao, nella regione venezuelana del delta dell'Orinoco, e vennero estese in seguito a tutte le popolazioní indie del Sud America, dove il tabacco ha un'importanza culturale rilevante. Gli sciamani lo considerano un mezzo per entrare nel mondo dello spirito, e si intossicano di nicotina respirandone il fumo a pieni polmoni dal naso e dalla bocca.
"Qualsiasi loro attività, richiede l'uso del tabacco". aborigeni

Soffiano il fumo per curare i malati, per proteggere i membri quello che attribuisce agli sciamani la capacità di far 'risorgere' i morti nello stesso modo", Vi è in questo una similitudine con la concezione dei profumi come "sostanze generatrici di vita", condivisa dagli antichi egizi. E non si tratta di una forzatura; la parola profumo deriva dal latino per fumus, che significava in origine "attraverso il fumo". delle loro tribù dagli spiriti maligni, per benedire il primo mais e il primo miele della stagione e per scacciare qualsiasi maleficio dalla selvaggina appena uccisa.

Per raggiungere uno stato di trance e avere visioni che permettano loro di entrare in contatto col "soprannaturale" trangugiano boccate di fumo dalle loro pipe. Il tabacco serve insomma a nutrire gli spiriti che, a loro volta, proteggono gli esseri umani, in un rapporto di reciproca simbiosi. Gli indios del Sud America lo utilizzano per accrescere la loro energia vitale e la loro fertilità. In alcuni casi il fumo del tabacco viene soffiato sulle donne in procinto di sposarsi o di partorire, e permette inoltre di rendere visibile il potente alito degli sciamani. “La forza generatrice del tabacco", osserva Wilbert, "è evidente nel mito

 

 


Il miracolo dell’Omeopatia

 

homoeopathyLa possibilità dei farmaci omeopatici ad essere efficaci, senza contenere la quantità di sostanza necessaria per produrre effetti fisiologici, sembrerebbe impossibile a prima vista. Molti medici allopatici, irridendo alla teorica inefficacia dei trattamenti con dosi così basse, usano il termine "dosi omeopatiche", riferendosi per gioco a somministrazione di medicinali convenzionali in dosi inadeguate ad ottenere i "necessari" effetti.

La sfiducia dei medici verso rimedi a concentrazione infinitesimale, è basata sulla forte credenza nei principi convenzionali della terapia farmacologica e della farmacodinamica. Le osservazioni di Hahnemann non coincidono con i principi newtoniani di azione e reazione, che sono alla base del pensiero medico corrente. Secondo il ragionamento farmacocinetico, effetti fisiologici misurabili e riproducibili corrispondono solo a considerevoli dosaggi di farmaci. I medici tradizionali hanno imparato che, affinché un farmaco abbia effetti terapeutici sui recettori cellulari, deve essere somministrato in dosi adeguate per mostrare la sua presenza nel sangue.

E' possibile che una sostanza in concentrazione non misurabile, che sembra non esserci produca degli effetti sul corpo fisico? Gli omeopati credono che le microdosi interagiscano con i corpi di energia sottile (vitale) che sono interconnessi alla struttura cellulare del corpo fisico. Come questo sia possibile non è ancora chiaro neppure ad alcuni omeopati. ma...

 

hahnemann-samuelEffetto di suggestione e credulità, risponde altezzosamente

lo scientista “cacciatore di maghi e ciarlatani”; suo malgrado con questa

parolina “suggestione”, egli apre incautamente la porta ad una domanda maliziosa.

Tu che dici che ogni funzione biologica deriva unicamente dalle reazioni chimiche

delle molecole, per negare il possibile effetto dell’acqua fresca omeopatica

che è pur sempre materia – ammetti che un processo biologico possa originarsi...

dal nulla; quale è infatti la molecola della suggestione?

 

Dice Hahnemann:
«Solo al vecchio medico il quale, dopo molti anni di misfatti, si sia alla fine intimamente convinto della perniciosità della sua cosiddetta arte, e che allora tratta anche le malattie più difficili con solo sciroppo di fragole misto ad acqua di piantaggine (cioè con niente), peggiorano e muoiono meno (ammalati) … Quest'arte della non-salute... da lunga serie di secoli siede salda, come murata nel privilegio e nel potere, tale da disporre a suo parere ed arbitrio della vita e morte dei malati, e da allora ha abbreviato la vita a un numero di persone dieci volte maggiore che non abbiano fatto le guerre più disastrose, e ha reso molti milioni di malati più malandati e disgraziati di prima».

 

vitale_tn(Non vi è vecchiaia,
lo spirito sano infatti non la conosce,
e la cosiddetta morte è soltanto un sonno
desiderato come la terra da un frutto maturo, non marcio). Vuoi guarire?
Allora chiamiamo vita tutto questo,
chiamiamolo verità. Qual’è la via?
Un medico ha scritto della Forza Vitale,
forza del Principio vitale che è anche in te,
forza spirituale, principio spirituale
(non materiale, non quantificabile),
forza del corpo che senza di essa si scompone,

e la conosciamo che c’è soltanto dal farsi essa sentire,
dal vederne noi gli effetti. Non è l’intelligenza,
neanche è la memoria; è istintiva
(in altri modi dev’esser quella di piante e animali).
Ma si può ammalare, allora sei infelice;
anzi si ammala, e perciò sei malato
anche tu. Un’altra forza, nemica, l’ha contagiata,
avvilita, agitata, fin dal principio.
Ma può guarire. Il Creatore della vita
ha disposto il mezzo, e Hahnemann (quel medico) lo ha trovato…

Vuoi guarire?
Parlerai allora agli animali, alle piante, a le stelle,
ti sentirai colmo, come per dono, meravigliosamente;
ti prenderanno se lo dici magari per esaltato,
non ci crederanno, non ci vogliono credere:
sono troppo pigri, troppo interessati
al «lì per lì)), ad una soddisfazione
(la danno anche i funghi velenosi)
superficiale perché poi lascia peggio,
e dicono magari che gli basta...
Sono ancora come eri anche tu.

Lo Spirito invece (e l’Omeopatia secondo la quale Egli agisce) mano_tn
è verità: ti fa sentire ciò che sei,
quello che avviene in te (il che non puoi avvertire se imbonito
dai perniciosi medicinali).
Ti fa sentire te stesso in mano a te stesso,
attore della tua vita anche fisica.
Agli altri, poi vorrai tornare
per portarli con te... Così hanno fatto
altri spiriti grandi, per amore vero,
un po’ come quel gabbiano...
Dì, vuoi guarire?

E adesso, se ti piace studiare: Questa Forza Vitale del Principio Vitale,
questa Forza Vitale che è in noi stessi che cosa è?()

…. Un MIRACOLO?

F. Meconi da “Forza vitale e Omeopatia”: viaggio nel mistero della Vita; Fratelli Palombi editori. Roma 1987.


Ultimo aggiornamento Venerdì 05 Novembre 2010 10:31  
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